Sindrome da spogliatoio e da pene piccolo a riposo

Cosa fare per Sindrome da spogliatoio o pene piccolo a riposo? Anche tu hai vergogna e paura di avere il pene piccolo quando è a riposo, scopri cosa fare e quali possono essere le cause e gli approcci giusti a livello psicologico.

Viviamo in una società volta sempre più all’esaltazione dell’immagine e dell’apparenza, nella quale la ricerca estetica è diventata, troppo spesso, quasi un’ ossessione. Veniamo più di frequente giudicati per come appariamo e, non certo, per quello che siamo realmente, o per i nostri talenti.

Contrariamente a quanto si possa pensare, le criticità legate agli stereotipi non appartengono soltanto al mondo femminile ma, sempre di più, coinvolgono anche l’universo maschile.

Il sesso maschile è entrato di prepotenza a far parte del linguaggio comune, così come riferimenti costanti alla virilità e al significato simbolico del pene, lo hanno reso protagonista, al di là del reale rispetto delle sue funzioni di piacere e di riproduzione.

La dimensione del membro maschile può diventare un problema nel momento in cui lo si considera la manifestazione della forza, della potenza, soprattutto della propria mascolinità e virilità.

E’ indubbio che il timore dell’esposizione della propria nudità, in riferimento alle dimensioni del proprio pene, sia per gli uomini un sintomo di disagio, riferibile ad un senso molto più profondo di inadeguatezza.

Il confronto con un mondo femminile maggiormente consapevole e manifestamente forte, rende ancora più fragile, molto spesso, il maschio che si sente minacciato nella propria virilità.

E tuttavia si parla di Sindrome da spogliatoio quando nel maschio si genera la paura di mostrarsi nudo di fronte agli altri maschi negli spogliatoi, di palestre e centri sportivi.

Ciò che inibisce è la paura del confronto e, di conseguenza, la paura di essere umiliati o comunque giudicati incapaci di grandi prestazioni sessuali.

Le cause della Sindrome da spogliatoio o pene piccolo a riposo

Parliamo delle cause della cosidetta Sindrome da spogliatoio, cioè la vergogna e la paura di avere il pene piccolo quando è a riposo.

Partiamo da un presupposto fondamentale: raramente si tratta di una vera disfunzione, piuttosto si tratta di un disagio psicologico.

Da un punto di vista scientifico la Sindrome da spogliatoio si definisce Dismorfofobia peniena e corrisponde ad una percezione distorta, e fuorviante, delle dimensioni del proprio pene.

Coloro che sono affetti da questa sindrome possono indistintamente provare vergogna, sia per la presunta piccolezza del proprio membro, che per l’eccessiva grandezza.
Alla base vi è una grande induzione culturale che investe l’organo di significati legati alle possibili prestazioni sessuali e alla virilità.

E’ evidente che la condizione di disagio si ripercuota nelle relazioni sociali e soprattutto nelle relazioni sessuali e per estensione di coppia.

Nello specifico le cause possono essere:

  1. Presenza di alcuni disturbi di tipo sessuale, come difficoltà di erezione o anche eiaculazione precoce;
  2. Una percezione errata del proprio corpo e il peso di pregiudizi e tabù culturali;
  3. Pregressi conflitti psicologici legati al vissuto dell’infanzia o dell’adolescenza;
  4. Fattori neurobiologici;
  5. Induzione culturale legata all’esaltazione dell’immagine e del corpo.

Sindrome da pene piccolo a riposo: una sindrome in costante aumento

Gli studi recenti di sessuologia e andrologia ci confermano che la sindrome da spogliatoio, o anche detta sindrome del pene piccolo, è in costante aumento.

Sono sempre di più, infatti, gli uomini che si rivolgono a specialisti per farsi aiutare a modificare le dimensioni del proprio sesso.

Il primo supporto fondamentale dovrebbe tuttavia essere, sempre, quello psicologico, poiché la sindrome stessa, ancor prima che causa di depressione, è conseguenza di una profonda mancanza di autostima che, come tale, deve essere affrontata e curata.

Quando si tratta di micropene?

Studi recenti hanno rivelato che circa l’80% degli uomini che si rivolgono a specialisti non soffrono di reali malformazioni o malfunzionamenti ma, piuttosto, ricercano una soluzione estetica che guarisca le loro paure e appaghi le presunte richieste del mondo intorno o, ancora una volta, migliori la loro immagine.

Dimensioni medie del pene

Non esistono misure standard del pene poiché, come ogni organo del corpo umano, le sue dimensioni sono legate a fattori fisici, ambientali, struttura anatomica, costituzione dell’individuo, stato di salute, nutrizione.

Le dimensioni medie ritenute normali del pene in erezione variano dai 12 ai 15 cm, in situazione di riposo si stimano intorno agli 8/9 cm. Si parla, da un punto di vista medico, di micropene quando la dimensione, in stato di erezione, non supera i 7 cm.

In questi casi è possibile ipotizzare, sempre su indicazione di uno specialista, un intervento di allungamento penieno.
interventi meccanici e chirurgici estremamente invasivi che, tuttavia, non necessariamente risolvono il problema da un punto di vista psicologico.

Supporto psicologico

Nella maggioranza dei casi l’intervento a livello di terapia psicologica è fondamentale come accompagnamento alla soluzione del problema.

Terapie che hanno, come obiettivo, la rieducazione alla percezione di sè e del proprio corpo.
manche la possibilità di restituire al corpo la giusta dimensione, quale luogo dell’espressione liberatoria di se stessi e strumento di confronto positivo con gli altri.
La sessuologia inoltre è un importante supporto per permettere al soggetto di trovare serenità nell’approccio con il sesso femminile, senza essere travolto dall’ansia da prestazione.

Tecniche fisioterapiche di allungamento

Terapie che lavorano soprattutto sulla muscolatura per renderla più forte come i massaggi da fare sul proprio pene quotidianamente per un certo periodo per aumentare la circonferenza peniena per specifici gel che vedremo nel prossimo articolo.

Gli interventi di allungamento del pene sono in realtà richiesti per lo più da soggetti affetti da pene piccolo e non da micropene, in realtà criticità non così diffusa.

E’ bene ricordare, quindi, che è sempre importante affidarsi ad una valutazione più ampia, che non consideri soltanto l’aspetto fisico, ma piuttosto l’insieme di criticità dell’individuo.

Noi esseri umani siamo macchine complesse, non è possibile astenersi dal considerare l’insieme di corpo e psiche.
Apprendere ad accettare se stessi è un traguardo importante, che mette a riparo da disagi che, nello scorrere del tempo della vita, possono diventare di difficile risoluzione.
I vissuti di ansia e stress, innescati da false convinzioni e percezioni errate di se stessi, possono essere affrontati e ridotti, permettendo l’acquisizione di una maggiore sicurezza e, quindi, migliorare le relazioni con i propri partner e con l’ambiente sociale.

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