Quando si parla di streptococco, si vuole indicare un batterio di cui esistono moltissime specie, che possono provocare diverse tipologie di infezione in base alla zona dell’organismo che è stata colpita.
Esistono circa 20 specie di streptococco differenti, ma solo alcuni determinano rischi per la salute del nostro apparato. Quelli che tendenzialmente sono più comuni, colpiscono nella maggior parte dei casi i bambini, e sono gli streptococchi beta-emolitici appartenenti al gruppo A e B.
Streptococco sintomi

Quando si è affetti da streptococco del gruppo A, possono comparire diversi sintomi, come ad esempio il mal di gola, la tonsillite, la polmonite, la scarlattina ed infezioni importanti della cute.
Nella maggior parte dei casi, la patologia da streptococco viene determinata dallo Streptococco Pyogenes, che rientra anch’esso a far parte del gruppo A e provoca nella persona affetta la faringite.
La sintomatologia dello streptococco che compare con molta frequenza è costituita da: gola molto rossa con o senza placche, linfonodi e tonsille gonfie, forte dolore alla testa e febbre alta.
Nel caso in cui la diagnosi da streptococchi non venga riconosciuta tempestivamente o trattata in maniera adeguata, il quadro clinico può peggiorare provocando così la scarlattina, le febbre reumatica, quarta malattia ed impetigine bollosa.
Ora riassumiamo tutti i sintomi dello streptococco del gruppo A:
1. Forte dolore alla gola
2. Tonsillite
3. Polmonite
4. Scarlattina
5. Infezioni della cute
6. Faringite
7. Placche in gola
8. Tonsille gonfie
9. Linfonodi ingrossati
10. Mal di testa persistente
11. Quarta malattia
Test per verificare la presenza di streptococco
Per la diagnosi corretta dello streptococco, il paziente deve sottoporsi al tampone faringeo, di cui esistono due versioni. La prima è quella classica, ovvero l’esame colturale, che si può eseguire sia in ospedale che nei laboratori per il prelievo del sangue, il cui risultato arriva entro qualche giorno, la seconda invece, è la versione rapida.
Quest’ultima dà esito immediato, come avviene nel caso del test di gravidanza. È uno strumento molto semplice, e proprio per questo, moltissimi genitori che hanno bambini soggetti ad infezioni da streptococco, spesso richiedono in farmacia se c’è in vendita il kit per rilevare la presenza di streptococchi da utilizzare in casa.
Purtroppo attualmente non sono in commercio kit da impiego casalingo nelle farmacie, nonostante su internet si possa acquistare facilmente, ma il test deve comunque essere sempre eseguito da personale sanitario specializzato.
La lettura di tale test potrebbe anche essere molto intuitiva, ma di certo non lo è l’esecuzione, che richiede appunto una certa manualità, oltre all’impiego dell’abbassalingua.
I test rapidi per lo streptococco non sono sempre disponibili in tutti i centri di cura, come alcuni ambulatori o pronto soccorso, oppure anche lo stesso pediatra di famiglia può essere sprovvisto, per questo in tal caso, inviterà il genitore a rivolgersi con il proprio bambino in ospedale per eseguire il classico test.
Streptococco: rischi, complicanze e cure mediche
Il trattamento farmacologico in presenza di streptococco beta-emolitici appartenente al gruppo A, deve essere introdotto al paziente entro 9 giorni, perché può sviluppare, anche se in casi molto rari, complicanze acute come ad esempio gli ascessi perintosillari o retrofaringei o tardivi, che si manifestano dopo circa 3 o 4 settimane di distanza dall’infezione, così come anche la malattia reumatica o la glomerulonefrite, ovvero una patologia che colpisce i reni.
Per debellare lo streptococco basta semplicemente prescrive al malato la somministrazione di antibiotici come la Amoxicillina per circa 10 giorni con un dosaggio standard. In alternativa, se il bambino non collabora, si possono prescrivere le Cefalosporine oppure in presenza di allergia accertata alla Penicillina e Cefalosporine, vi sono i Macrolidi.
La malattia reumatica, oltre a determinare forte dolore alle ossa e di conseguenza a tutte le articolazioni, può sfociare in anomalie alle valvole cardiache anche di una certa importanza.
Streptococco bambini

Lo streptococco è abbastanza frequente nei bambini, in quanto la sua diffusione è favorita dall’aggregazione in luoghi chiusi, come può verificarsi nelle aule scolastiche, e dal fatto che si trasmette attraverso le vie respiratorie. Generalmente i sintomi nei bambini sono il mal di gola, e altri malesseri della faringe. Si possono infatti spesso presentare anche le tonsille gonfie, l’arrossamento e il gonfiore ai linfonodi. A questi sintomi si accompagna spesso la febbre e l’emicrania, si ha difficoltà ad ingoiare e il bambino perde l’appetito, risentendo anche di episodi di nausea e dolori all’addome. Non tutti i sintomi si presentano contemporaneamente, e l’infezione può essere anche asintomatica e non contagiosa. L’incubazione è generalmente di 4 giorni e il tampone rapido può diagnosticare, direttamente dal vostro medico di base, lo streptococco di tipo A.
I primi 20 giorni dell’infezione rappresentano il periodo di trasmissione, e dopo questo lasso di tempo, non si potrà contagiare altri bimbi. Certamente, una scarsa igiene, specialmente degli utensili da cucina, favorisce il contagio da un bambino malato ad uno sano, mentre la terapia di guarigione, prevede anche per i bambini l’uso degli antibiotici.
Nei bambini è possibile che l’infezione da streptococco A, se non curata subito, possa evolvere in scarlattina, quarta malattia, tonsillite, impetigine e infezioni del sistema circolatorio.
Come terapia si sconsigliano i soli rimedi naturali, in quanto possono aiutare a risolvere la sintomatologia, ma non guariscono dall’infezione, e dalla possibilità della sua evoluzione. Si possono comunque usare delle caramelle all’angelica, e l’olio di girasole.
Streptococco in gravidanza

Lo streptococco B invece, può essere trasmesso al nascitura nel momento del parto, ma non durante la gravidanza, in quanto non riesce a penetrare la placenta. Anche se il rischio di complicazioni sul bambino è abbastanza basso, in caso di infezione, con un’incidenza del 2 per cento, è bene sempre monitorare la possibilità di presenza di streptococco, che generalmente è abbastanza comune.
Se durante la gravidanza non può esserci trasmissione, al momento del parto, con la rottura della placenta, il neonato diventa esposto al batterio, e va monitorato nel periodo successivo, in particolare se il suo stato di salute non è ottimale, come per i bambini prematuri. È quindi utile effettuare un tampone, durante la gravidanza, per accertare l’eventuale presenza dello streptococco, in quanto l’incidenza di trasmissione del batterio durante il parto, è del 70 per cento.
Il batterio passa dunque attraverso la gola del neonato, e comportare alcune patologie gravi, anche se con un’incidenza molto bassa. Il bambino potrebbe contrarre la broncopolmonite, la sepsi e la meningite.
Per evitare qualsiasi rischio, il tampone va fatto attorno alla 36esima settimana di gravidanza, e se questo test risultasse positivo, la gestante dovrà seguire una terapia antibiotica specifica, non nociva per il feto. Non tutti gli antibiotici possono essere somministrati, perché alcuni possono risultare tossici al futuro nascituro. Generalmente vengono prescritti antibiotici a largo spettro, e bassa potenza, come le penicilline.
Se il parto sarà naturale, allora si provvederà a delle somministrazioni di antibiotici per via endovenosa anche durante la nascita del bambino, a cui dovrà essere fatto subito il tampone ed un’eventuale terapia antibiotica in caso di contagio. Queste precauzioni non sono invece necessaria se il parto è cesario, in quanto il bambino non dovrà passare dalla vagina, naturale habitat dello streptococco.
Germi buoni come strategia
Il nostro organismo è costituito anche da batteri, funghi e virus che abitano in parti diversi del corpo e svolgono una funziona protettiva e di difesa, collaborando inoltre al buon funzionamento del metabolismo.
Proprio in funzione di questo, è nata l’idea di potenziare l’azione dei microrganismi buoni, per contrastare i microrganismi aggressivi. Un microbiologo neozelandese, negli anni 80 ha scoperto una tipologia streptococco buono, ovvero che fa parte della nostra normale flora batterica presente nella bocca e nella gola, in grado di uccidere il Pyogenes.
Così con il passare del tempo, si è sviluppata l’idea di somministrare tale streptococco a coloro che soffrono di ricorrenti tonsilliti e faringiti. Lo stesso discorso vale per lo Streptococco Salivarius, ceppi particolarmente efficaci contro lo Pneumococco e Pyogenes, che determina la comparsa di otiti, rinosinusiti ed adenoiditi.
Possiamo concludere dunque, che l’idea di modificare la nostra flora batterica, mediante l’inserimento di germi buoni, è valida, anche se non del sufficiente per impedire l’ingresso di ulteriori patogeni.